LimoF, una agorà
Linee, moduli, forme: è morfologia. Pierre Bonnard diceva che la pratica artistica persegue verità specifiche o circoscritte o imponenti attraverso piccole menzogne e ci incoraggia così a riflettere sui significati possibili di menzogna e verità. Trattando la realtà in modo sostanziale, l’arte usa i concetti e i loro referenti semantici con un piglio ardito. Quando siamo di fronte a un manufatto artistico o che vuole essere tale possiamo così essere inclini a domandarci dove è la verità e quali tipi di menzogne siano state messe in campo.
Armando Carlo Adamo, dopo un periodo di ricerca attraverso il disegno, da alcuni anni utilizza la fotografia come mezzo espressivo; si avvale di strumenti diversi, talvolta muovendosi nell’area semantica del bianco e nero, altre volte utilizzando il colore e in ogni caso ricercando il modo in cui una analisi di strutture, di trame, di presenze che abitano la realtà osservata possa fare scaturire una immagine dotata di una propria soggettività e di una forza che trascendono la fonte visiva. Così, noi beneficiamo di una efficace gradevolezza espressiva di fronte alla rappresentazione di una trama o di una modularità individuate in un contesto architettonico; oppure quando ci perdiamo nelle secanti di un ambiente lacustre in cui la lucentezza dell’acqua e quella del metallo suonano insieme (LUI2406); o quando vediamo il volto di una villetta elegantemente dimessa e un po’ trasandata (viene da dire: con una cura distratta, non finalizzata) e la situazione è viva di tante presenze e dettagli che fanno la vera architettura dell’immagine (una sedia, una bicicletta, dei panni stesi…).
L’architettura che è una delle leve utilizzate nella ricerca espressiva di Armando Carlo Adamo è anche, nel senso poco fa accennato, una forma di menzogna. Può apparirci come la condizione ineluttabile della vita nello spazio sociale (per esempio nella foto di Catania - CAT2402); può fungere da bacino di linee, moduli (LUG2402 - LUG2403), forme, trame, ridondanze, ricorrenze metriche; può configurarsi come una realtà evanescente sottomessa dall’avvenire della storia che, nel filtro dello sguardo dell’osservatore, si esprime attraverso sterpaglia. L’architettura è il modo in cui ci si para innanzi la realtà in un contesto pan-antropizzato. È poi destinata, secondo punti di vista diversi, secondo angolature prese con scarti relativi, a soccombere alla storia che la antropizzazione stessa ha in parte creato e talvolta deturpato. Nella coppia verticale di immagini dello stesso edificio (LUI2504 - LUI2505) che si trova in una condizione evanescente per l’azione delle sterpaglie noi vediamo che, pur prendendo punti di vista leggermente distinti, pur operando con grammatiche alternative (il bianco e nero, il colore), l’architettura soccombe alla storia, qui interpretata dal soggetto della sterpaglia.
L’allestimento presso il Canvetto Luganese ha preferito distribuirsi in una serie di immagini che non privilegiano particolarmente una modalità grammaticale e sintattica ma che assecondano il modo in cui, in situazioni espressive diverse (bianco e nero, colore, geometrie, metrica formale (GIU2403), trama informale (BDM2502) o reticolo ossessivo architettonico, gioco di specularità o modularità regolare) noi possiamo ambire a ottenere una rappresentazione lirica di componenti oggettuali. Possiamo cioè, partendo dalla analisi di componenti strutturali e dalla elencazione di oggetti, quindi da una condizione (apparentemente) oggettiva, setacciare tutto ciò al filtro visivo, emotivo e anche sentimentale dell’osservatore che genera un soggetto nuovo, il quale ci parla attraverso il proprio lirismo (BKK2452).
Il lavoro di Armando Carlo Adamo si iscrive così in una pratica comune alle arti, siano essere figurative, musicali o testuali. Egli si comporta come il disegnatore dedito all’esercizio di una ricostruzione volumetrica per definire due corpi umani legati da una relazione generativa; come il poeta che, elencando gli oggetti e i soggetti che vive, lavora sul suono delle iterazioni, forme, trame, ridondanze, ricorrenze metriche nelle componenti sillabiche; come il musicista che estrapola da un testo musicale alcune componenti precipue per dare luogo alle proprie esigenze espressive e alla propria lettura del testo o che, riproducendo il suono delle sartie in un porto di barche a vela, genera armonici acidi. Tutto ciò ci viene consegnato nella variegata dimensione di LimoF, l’agorà astratta nella quale, pescando da fonti sparpagliate qua e là, vicinissimo e lontanissimo dal suo giaciglio, Armando si muove e ci conduce.
(Vito Calabretta, Curatore della mostra LimoF)